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Ricordo del caro amico “Robles el pintor”

Verso la fine del 2021, il mineralogista e pittore spagnolo Juan Antonio Robles Muñoz – Robles come era solito farsi chiamare – si è spento all’età di 58 anni nella cittadina natale di La Unión in Murcia.

Robles era conosciutissimo non solo in patria, attraverso le numerose mostre e fiere mineralogiche, ma anche all’estero dopo le sue ricorrenti partecipazioni alle ultime edizioni di una delle più importanti fiere internazionali, quella celebrata ogni anno alla fine di giugno a Sainte-Marie-aux-Mines nella regione alsaziana della Francia. Forse l’assenza della bancarella, affollata di campioni e quadri volutamente così caotica, potrebbe passare inosservata tra le migliaia di tavoli che si accalcano fitti fitti, uno dietro l’altro lungo il breve selciato che collega una delle vie principali del paese con l’ampio padiglione fieristico. Certamente si noterà la mancanza del suo proprietario, capace di animarla e renderla un immancabile punto di attrazione della manifestazione, dove mi piaceva moltissimo discorrere in spagnolo con lui di minerali, ma soprattutto di politica, della nostra vita e poi di calcio, tanto più che Robles era stato un valente centravanti dei tempi passati. Sul suo banco si poteva sempre trovare qualche piacevole sorpresa mineralogica oppure pittorica della sua Sierra Cartagenera: in entrambi i casi, campioni e quadri fortemente impregnati della sua forte personalità di mineralogista pittore.

Robles conosceva e amava far conoscere ai forestieri le miniere e i minerali del distretto di La Unión-Cartagena, regione certamente non facile da attraversare e visitare, segnata inesorabilmente dalle tante miniere, disperse in luoghi resi famosi dalle ambientazioni cinematografiche degli “spaghetti western”, caratterizzati da  dal clima e dalla natura inospitali, divenendo ancora più ostili a causa del loro stato di abbandono e di oscura pericolosità.

Ricordo con tenerezza il racconto di un amico comune quando incontrò Robles per la prima volta durante un’escursione mineralogica, allorquando un furgone grigio argento si fermò con il finestrino abbassato e dall’interno una voce stentorea gli gridò “ehi tu! ti piacciono i minerali?”. La risposta un po’ stupita e cautamente affermativa dell’amico suscitò un immediato “…e allora seguimi!”.

Questa è l’immagine del carattere di Robles, colui che senza tema di smentita si poteva definire un tipo tosto, apertamente audace, estremamente generoso e rispettoso delle persone e dei minerali che, entrambi, suscitavano in lui forti e positive emozioni. Oltre ai minerali, aveva l’hobby di dipingere quadri in cui immaginava altri mondi e in cui anche i cristalli facevano parte integrante del paesaggio e della tecnica pittorica di olio su tela.

L’abbinamento natura-arte trovò in lui un interprete sul campo, nel senso che ogni suo quadro rappresentava situazioni e sensazioni vissute durante le sue frequenti missioni mineralogiche. Soprattutto la rappresentazione dell’ambiente minerario, reso ancor più selvaggio e desolato rispetto alla realtà, evoca l’astrazione totale dell’autore nel suo totale immergersi nell’universo cristallizzato dei minerali attraverso il suo favoloso caleidoscopio di forme e di colori. “Robles el pintor”, come amava definirsi porgendoti un po’ scontrosamente il suo biglietto da visita, è riuscito a dare forma alla sua ispirazione artistica con realizzazioni fantasmagoriche di mondi trasfigurati dall’intensità del profondo legame, fisico e mentale, con la brutalità del lavoro in miniera – durissimo anche quando si fa per diletto – e con la bellezza dei cristalli, stupefacente ben al di là del sogno fantascientifico più stravagante.

Nel corso degli incontri con Robles, sempre fiero del suo tavolo ricolmo di passione e meraviglia, ho potuto osservare il crescendo del suo stile pittorico verso orizzonti astratti sempre più arditi, pur mantenendo fede al medesimo soggetto (il luogo minerario) e alla tecnica di alternare spatolate di olio a tinte forti e calde con frammenti di minerali che sembrano essere cristallizzati anzitempo sulla tela stessa. Con il passare degli anni, mi ha colpito emotivamente l’evoluzione della vena artistica di Robles, dagli inizi con la riproduzione in modo semplice e scarno degli scenari minerari teatro delle sue esperienze di cercatore per arrivare alla complessità di emozioni sensoriali che i luoghi stessi e i loro minerali trasmettono alla sua mente.

La passione mineralogica e l’ispirazione artistica trovano in Robles, al contempo mineralogista e artista, una delle molteplici sfaccettature nelle quali si manifesta la dedizione per le scienze della Terra per opera di una gamma di persone vasta almeno quanto può offrire la diversificazione culturale e sociale dell’intera umanità. Per lo stesso motivo per cui Robles esaltava il suo sport, il calcio, ritenendola espressione interclassista e indipendente dalla posizione economica e culturale del calciatore, così altrettanto a ragione pensava accadesse per la mineralogia, alla quale qualsiasi essere umano può aderire e contribuire con grande soddisfazione e risultati.

Quando l’ho conosciuto e subito ho comprato un suo quadro, alla mia domanda su quale fosse la sua ispirazione pittorica lui mi ha risposto “óleos, minerales y mucha pasión por ambos” (colori a olio, minerali e tanta passione per entrambi). Dopo le nostre accese discussioni di politica, mineralogia e calcio, spesso concludeva dicendo che, nonostante tutto, la vita era il minerale più prezioso che si potesse possedere. Robles non l’ha perso questo minerale preziosamente unico, ma semplicemente lo ha lasciato in eredità agli altri, insieme ai suoi quadri, come splendido esempio di una collezione che deve essere imitata e continuata per sempre.

 

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