Per me il 9 marzo 2023 sarebbe stata una data interamente felice, come lo sono state le precedenti 29, ma questa, che celebra il 30° compleanno di mio figlio Paolo, ha purtroppo coinciso con la scomparsa del mio carissimo amico Renato.
La prima volta ho incontrato Renato, insieme alla sua inseparabile e a me altrettanto carissima Adriana, dietro il loro splendido tavolo mineralogico, allestito alla mostra di Genova nell’ormai lontano 11 marzo 1979. Sono perfino incredulo di fronte al risultato aritmetico che certifica 44 anni di amicizia autentica e sincera, nata certamente grazie agli amati sassi, ma poi contemporaneamente cresciuta in intensità e profondità, proprio come succede ai rapporti umani più cristallini. Ci tengo a sottolineare che questa amicizia si è realizzata nel tempo, cementandosi sempre di più anche grazie a situazioni di competizione e di contrasto collezionistico, tutte rigorosamente concluse con accresciuta reciproca stima e, da un certo punto, con rinsaldato affetto.
Renato ha raccolto il testimone di mio mentore che prima di lui era stato la professoressa Trevis, colei che mi ha acceso la passione per la scienza e in particolare per la chimica e per la mineralogia quando ero appena undicenne. Adriana e Renato mi hanno battezzato collezionisticamente come il “mineralogista con i pantaloni corti” nel senso che vantavo il primato non trascurabile di essere di gran lunga il loro “cliente sistematico” più giovane se non addirittura imberbe dal basso dei miei 21 anni. Dal mio primo progetto collezionistico di allestire una raccolta sistematica geochimica, cioè basata sulla rappresentatività mineralogica dell’intera tavola periodica (all’epoca dei fatti frequentavo il terzo anno della facoltà di Chimica all’università di Torino) ho ricevuto da Renato preziosi suggerimenti e significativi ampliamenti del mio bagaglio culturale, non solo mineralogico. Ho sempre condiviso con lui ogni idea e progettazione collezionistica e soprattutto costruito la mia biblioteca mineralogica avendo la sua come costante punto di riferimento per tutti questi decenni: così ho imparato sul campo lo sfuggente concetto matematico di “limite” che non ho mai vissuto come l’impotenza nel raggiungere l’asintoto, rappresentato dalla biblioteca di Renato, ma al contrario traendo la continua energia entusiastica per migliorare sempre la mia. Avremmo potuto scrivere vari libri nei quali raccogliere tutte le disquisizioni e i commenti sui tanti libri acquisiti, scambiati o soltanto desiderati. Da un certo punto in avanti mi sono ritrovato a competere con Renato, giungendo prima di lui ad aggiudicarmi un volume conteso da entrambi, e questo tipo di situazione apparentemente antipatica al contrario ha unito ancora di più la nostra amicizia. Alcune altre volte mi è capitato di cedergli libri che giudicavo, indipendentemente dal loro controvalore, inalienabili, ma poi mi consolavo in fretta della perdita perché comunque li avrei dati soltanto a Renato, sapendo che lì sarebbero sempre stati. In tema di libri, non poteva mancare la prefazione di Renato al libro “Una storia della Mineralogia”, mia prima fatica letteraria al termine di 10 anni di ricerche e di studi, quasi interamente dibattuti con lui prima di essere tradotti in pagine scritte. Infine, immensa e reiterata è la mia felicità nell’aver ricevuto da Renato il suo costante contributo di amicizia e di perizia nella realizzazione e condivisione del mio progetto mineralogico più ambizioso che si è concretizzato nel museo MAGMAX. Con orgoglio posso affermare che lui è stato uno dei pochi giganti sulle cui spalle sono salito per coronare un sogno importante della mia vita.
L’ultimo stadio del progetto MAGMAX, e cioè l’apertura di un locale attiguo al museo e destinato a biblioteca e laboratorio mineralogico, si è ancora compiuto sotto la guida spirituale di Renato ed è per tutto questo che l’Associazione MAGMAX, da me presieduta, ha deliberato di intitolare il locale alla memoria di Adriana e Renato Pagano, ai quali il mio tributo di affetto e riconoscenza durerà per sempre.
Nella foto: Renato Pagano in visita alla collezione di Massimo ad Asti nel luglio del 2008
Massimo Umberto Tomalino
ideatore del MAGMAX